cronache e opinioni

Dove eravamo rimasti?

“Dunque, dove eravamo rimasti?”, si era chiesto Enzo Tortora con una punta di commozione alla ripresa del mitico Portobello, lasciandosi alle spalle l’esperienza giudiziaria che lo avrebbe segnato per tutta la vita.
E oggi, al principio del mese di settembre, faccio mie le parole di questo grande presentatore, volto sereno e simpatico della mia infanzia, per scrivere due righe sul nostro rientro a scuola.
Perchè a scuola si torna, sempre. È un percorso circolare: ci allontaniamo per un breve periodo, ma poi ci riappropriamo con semplicità di un luogo temporaneamente lasciato ma non abbandonato.
E così, dopo il letargo estivo, si rianima anche la comunità del Benedetto Croce. Molti protagonisti – i ragazzi di quinta che hanno superato la maturità, gli insegnanti andati in pensione, trasferiti o con un contratto scaduto, non ci sono più, mentre altri si accingono a frequentare le nostre aule per la prima volta, arricchendo così la scuola di nuove emozioni, sensazioni speranze e paure.
Ogni anno sembra uguale a quello precedente: stesse dinamiche collaudate, stessi registri e identici protocolli da seguire, ma l’impressione è che invece ciascuno di noi torni a scuola “ringiovanito”, diverso, con un carico di esperienze che modificano la percezione delle cose e delle persone lasciate appena qualche mese prima.
A tutti quanti – studenti, insegnanti, personale della scuola – auguri per un sereno anno scolastico. Il Benedetto Croce è una realtà viva, solida, fresca; ha le forze – perché ciascuno di noi, a seconda del ruolo che riveste, le ha – per rinnovarsi e completarsi ogni anno di più.
Le difficoltà non mancheranno, lo sconforto, lo scoraggiamento, la delusione a volte faranno capolino, ma anche quando le energie sembreranno spese inutilmente fermiamoci a ragionare che imparare, conoscere, studiare non sono attività spirituali prive di senso o poco concrete, ma rappresentano le facoltà più nobili di cui l’essere umano può disporre.
Siamo chiamati anche quest’anno a dimostrare che la nostra storia individuale, di professore, alunno, collaboratore scolastico, impiegato, è importante per costruire una realtà positiva e armonica.
Diamo un contributo, ciascuno in relazione alle proprie forze e alle proprie capacità e sarà un anno scolastico fruttuoso e indimenticabile.
Oggi che la passione per lo studio sembra fuori moda, che la fatica del pensare sembra non attrarre i giovani; in tempi così difficili – ma in verità quali tempi sono stati davvero in discesa? – in un momento in cui tutto appare in crisi e le vie d’uscita sembrano impossibili da perseguire, costruiamo noi un argine a difesa della nostra scuola. Scopriremo che maturare con un libro in mano, crescere insieme ai nostri compagni, avere fiducia in adulti disponibili a insegnare, è condividere una porzione importante di vita. Anche nel piccolo della nostra esistenza individuale possiamo contribuire a migliorare i nostri tempi.
Credo ne valga davvero la pena.
Rivolgo un appello ai ragazzi: non abbiate remore a disturbare i vostri insegnanti, incalzateli con le vostre richieste e con le vostre domande. Non abbiate timore a interrompere una lezione se l’obiettivo è capire, afferrare una realtà che sembra sfuggirvi. Popolate le classi di mani che si alzano per chiedere, sapere, anche protestare o dissentire. Scoprirete dei professionisti che hanno passione da condividere con voi. Sarà difficile, richiederà tempo e forze supplementari, ma solo così avremo finalmente salvato la scuola e avremo dato un senso alla nostra permanenza tra queste mura, dentro queste aule.

Auguri a tutti.

Paolo Figus

SCUOLA IN CHIARO